L’ultimo trasloco della mia vita è avvenuto il 18 luglio di quest’anno, l’anno del virus, dello “stai a casa”. Me ne vado con mia moglie da Milano, dopo…
Le finestre di Béla Tarr è il titolo di un mio video footage dedicato al grande regista ungherese, da me scoperto solo di recente, che presento qui di…
Le memorie del mare sono oggi soprattutto quelle portate dagli “oggetti migranti”, che il mare trattiene e restituisce affinché umani di buona volontà, sulla terraferma, se ne prendano…
“Non si pensa abbastanza alle scale. Niente era più bello, nelle vecchie case, delle scale. Niente è più brutto, più freddo, più ostile, più meschino, nei palazzi d’oggi….
Avevo vent’anni, giocavo a flipper. La biglia argentata rimbalzava tra passaggi, relè, buche, luci e segnali acustici, scivolando imponderabile come i nostri sogni.
Una bella poesia d Enzensberger del 1957 inizia così: “Non leggere odi, figlio mio, leggi gli orari ferroviari//sono più esatti”. Oggi, l’invito premuroso di Enzensberger cadrebbe nel vuoto.
Lungo il viale che da Sos Alinos porta alla spiaggia di Cala Liberotto si trova, sul lato destro, una cabina telefonica ormai in disuso da diversi anni.
Ci sono queste persone, soprattutto bambini, che si fanno fotografare con il viso incorniciato in un apposito buco ritagliato in tavole di compensato dipinte con varie scene.