Una  bella poesia d Enzensberger del 1957 inizia così: “Non leggere odi, figlio mio, leggi gli orari ferroviari//sono più esatti”.  Oggi, l’invito premuroso di Enzensberger cadrebbe nel vuoto. Nessuno legge l’orario ferroviario per il semplice fatto che il “libro” dell’orario ferroviario non esiste più.  L’ultimo stampato in Italia, quello di Grippaudo, risale a quasi una decina di anni fa. Era nato nel 1945 per opera di Umberto Grippaudo, un ferroviere in pensione di Milano. Il centenario e ancor più mitico orario Pozzo aveva già chiuso i battenti nel 1999. Con la loro fine, scompare un’icona importante della storia del Paese (come di tutti gli altri Paesi del mondo, trattandosi di una scomparsa universale).

I vecchi orari ferroviari di carta sono diventati oggetti di antiquariato acquistabili su eBay o altri siti specializzati. Sono a volte delle vere e proprie rarità, libri preziosi e leggendari conservati negli archivi d’impresa e nei musei. Come ad esempio l’Official Time Tables 1890 della Fall Brook Railway C., i cui treni, inizialmente adibiti al solo trasporto di carbone e legnami, viaggiavano tra Lyons, stato di New York, e Williamsport, in Pennsylvania, coprendo i 187 Km. di distanza in otto ore. Oppure gli orari dei treni, o meglio delle “littorine”, delle Ferrovie Coloniali Italiane in Africa. Per non parlare del composito orario intercontinentale del magico e giocoso Orient-Express. Ma anche i treni del dolore, della guerra e dell’Olocausto, come quelli della Deutsche Reichsbahn, avevano le loro schedule orarie calcolate con grande precisione.

Una storia antica

​La storia degli orari ferroviari è una storia infinita, una fonte inesauribile per la conoscenza del mutamento delle relazioni geopolitiche, degli assetti spaziali, sociali e produttivi dei territori,  delle comunicazioni di breve, lungo e lunghissimo raggio. Ma è anche  una fantastica risorsa della memoria collettiva, del suo “tempo perduto”.  Una storia iniziata non casualmente in Inghilterra, patria della rivoluzione industriale, il 27 Settembre 1825, giorno in cui fu inaugurata la ferrovia Stockton-Darlington, che può essere considerata la prima ferrovia al mondo con trazione a vapore per il traffico passeggeri. Era lunga 40 Km., per due ore di viaggio e uno scellino di tariffa.

Leggere il libro degli orari ferroviari, dalle pagine sottili e ben inchiostrate, era un po’ come avere lo spazio locale e nazionale, o il mondo intero, a portata di mano e di gamba. Una geografia di tempi esatti al minuto e di luoghi vicini e lontani, che induceva la fantasia a compiere viaggi immaginari. Da quelle tabelle apparentemente aride, fitte di numeri incolonnati (frutto di un costante, complesso e minuzioso lavoro di monitoraggio, codifica e composizione), potevano prendere forma i nostri sogni di fuga verso terre nuove e sconosciute. L’oggettività dell’orario, fondata su informazioni certe e verificate, rendeva concreto e fattibile il sogno: davvero a tale ora di tale giorno avremmo potuto trovarci in tale posto, magari per incontrare la tale persona proveniente da tale altro luogo. Bastava volerlo, bastava partire.

Il booklet ferroviario di un tempo non era soltanto uno strumento della mobilità dell’individuo fattosi passeggero, nonché dell’attività quotidiana del personale delle Ferrovie, ma anche un oggetto creato con cura ed esteticamente apprezzabile. A iniziare dalla copertina, spesso impreziosita da illustrazioni e immagini evocative, in cui si riflettevano gli stili visivi delle varie epoche (dall’espressionismo all’Art Deco al Graphic Design). Vi aleggiava uno spirito di avventura, di ottimismo, di futuro. Mi sono divertito a comporre tramite il mio Pinterest una piccola galleria virtuale di queste cover di sapore nostalgico, della quale riporto qui alcuni esempi.

Quadri spazio-temporali

I timetables pubblicati dalle compagnie ferroviarie erano composti di Quadri, di quadri orari numerati dalla forma rettangolare tutti fatti allo stesso modo secondo un’unico modello grafico, che era pieno di numeri. Una rappresentazione geometrica dello spazio nel tempo, o viceversa, ossia del movimento colto nella sua dimensione spazio-temporale. Nel suo libro Leggere il tempo nello spazio , che contiene un capitolo dedicato agli orari ferroviari quali protocolli di civiltà, lo storico tedesco Karl Schlogel scrive: “L’orario non è solo un insieme di tragitti e orari, ma il risultato di un lungo processo di coordinamento, in un certo senso l’emanazione della ragione collettiva nell’organizzazione dei movimenti sociali. Stabilisce il più stretto collegamento pensabile fra luogo e tempo, l’unità spazio-temporale”.

​I quadri orari – la cui struttura formale “può far pensare ai circuiti elettrici o ai chip dei nostri computer” (Karl Schlogel) -, contengono poche parole (i nomi delle linee e soprattutto delle stazioni) e una marea di cifre (distanze in Km., orario di partenza/arrivo in ore e minuti, identificativo del treno), oltre una serie di simboli (frecce direzionali, posti a sedere riservati ai portatori di handicap, servizio bar o ristorante, ecc.). Un “testo” di chiarezza e precisione esemplari, scritto con l’essenziale razionalità dei numeri, la cui lettura era un navigare tra luoghi, movimenti, connessioni, coincidenze, che potevano imprimersi in modo duraturo nella mente del viaggiatore.

Conoscevo, da ventenne,  un amico che aveva imparato a memoria l’intero orario ferroviario della tratta Chiavari-Genova, andata e ritorno, con i prolungamenti verso Milano, Torino e Roma. Era bello – da studenti, pendolari o turisti – tenere tra le mani, nella tasca della giacca o della borsa, questo affidabile compagno di viaggio, che era il libro degli orari e dei tragitti degli amati treni.