Piazzale Accursio è uno slargo imponente, attraversato da numerose vie che procedono in tutte le direzioni. Tra i suoi incroci e traffici prendono forma diversi spazi verdi dedicati all’incontro, alla sosta, al gioco, tutti luoghi che sfuggono ad uno sguardo d’insieme. Piazzale Accursio è un posto da vedere un pezzetto alla volta.

E’ in alcune di queste “piazze” o piazzole separate le une dalle altre e disposte un po’ a ventaglio che ci siamo soffermati con la videocamera, ignorando le pur importanti “rovine” che gravitano sul piazzale (la palazzina liberty del Tiro a Segno, la vecchia stazione di servizio Agip) oggi interessate da progetti di recupero. E si potrebbe aggiungere la memoria senza tracce fisiche dell’altrettanto immenso stabilimento dell’Alfa Romeo, che qui si affacciava sino agli anni ’80 del secolo scorso. Un grande luogo pubblico questo piazzale – ex piazza Bersaglio, come veniva chiamato un tempo – che meriterebbe ben altro: una storia, un libro, un documentario vero.

La giostra e il basket

A piazzale Accursio succede quello che succede in tanti altri piazzali e piazze della Milano più o meno periferica: la fruizione dello spazio da parte di una popolazione composta prevalentemente da immigrati stranieri. Per alcuni si tratta di “occupazione”, di un’invasione di campo, come il campo di basket al centro del piazzale che è tutto per loro, i “latinos”, i “filippi”.  Ma se non ci fossero “loro” cosa ne sarebbe di piazzale Accursio? Quanti bambini continuerebbero a salire sui cavallini e sulle automobiline della giostra che si trova lì da quarant’anni, colorando il piazzale e facendo divertire oggi come ieri anche i figli degli immigrati?