Ancora una libreria che scompare a Milano, la libreria La Tramite di Porta Romana, che chiuderà i battenti alla fine di marzo 2017. Era nata nel 1946 come libreria prettamente scolastica, per poi essere rilevata, all’inizio degli anni ’90, da Giancarlo Saccone con la moglie Carla Seassaro. Grazie alla passione antiquaria di Giancarlo, la libreria era diventata un importante punto di riferimento internazionale per i collezionisti di “vieux papiers”.

Al piano soppalcato della libreria, il regno di Giancarlo, si respira il mondo magico della vecchia carta stampata in tutti i formati, disegni, stili e colori di una volta: le figurine, i manifesti, le cartoline, gli atlanti, i calendari, i libri.  Una sorta di museo di affascinanti e preziosi oggetti di carta, uno struggente e fantastico mondo dell’infanzia, che presto lascerà il posto agli aromi della subentrante torrefazione. E’ che la gente beve tanti caffè e legge pochi libri, preferisce la plastica alla carta, le whatsapp ai dizionari

Giancarlo e Carla hanno ormai una certa età e, seppure con grande dispiacere, potranno continuare a vivere anche senza la loro amata libreria. Ma cosa farà Federica, la giovane commessa laureata in beni culturali che li aiuta da quattro anni? Servirà i caffè della torrefazione? Dove troverà un altro posto d’incanto come La Tramite, unico in tutta Milano?

I motivi della chiusura sono sempre gli stessi degli ultimi dieci-vent’anni: elevato affitto del locale, calo drastico delle vendite delle piccole librerie indipendenti, concentrazione del mercato dei libri, internet. Ma vi possono essere anche le difficoltà soggettive del libraio a reinventare il proprio ruolo professionale, a cercare e sperimentare nuove soluzioni, a fare rete. In ogni caso, quando una libreria chiude viene meno uno spazio di cultura e di democrazia, un presidio sociale, un bene pubblico.

La sparizione del luogo

Diceva Cicerone che una stanza senza libri è come un corpo senz’anima. Nel caso di una libreria storica che muore, quel corpo è il quartiere;  quartiere dopo quartiere è l’intera città. Perché una libreria è un luogo di incontro, uno spazio di amici, di storie e racconti che s’intrecciano e dialogano. Conferisce un’aura, un’anima, al luogo in cui si trova, preservandone l’identità, lo spessore, il senso. E per quanto possa essere portatrice di relazioni e socialità, una torrefazione apparirà irrimediabilmente, rispetto alla libreria, come una sorta di “fuori luogo”. Per bene che vada, sarà l’ennesimo posto glamour che si aggiunge ai tanti altri nati in tutti questi anni a Milano.

Ecco che allora dove prima, e per tanto tempo, c’era una libreria non ci può essere un negozio qualunque, di scarpe piuttosto che di telefonini. Non si può svendere e stravolgere la storia di un luogo così alla leggera, come se il passato non contasse niente. Ci dovrebbe essere una continuità di destinazione d’uso, di funzioni, di significati. Quando anche l’ultima libreria dovesse chiudere che fine avrà fatto l’anima delle nostre città?