Songs for Corona sono le canzoni e le musiche scaramantiche degli italiani ai balconi e alle finestre delle loro case che si affacciano sulle strade delle città desertificate da Covid-19. Sarebbe forse più giusto dire non for ma against Corona, un’entità invisibile e mortale non certo da evocare o celebrare. Quel for sta per vattene via – via dalle nostre vite. Sta a dire che ce la faremo, che ci siamo. E che ci saremo – almeno per un po’, verrebbe oggi da aggiungere.

Bella e inaspettata, persino commovente, questa Italia creativa e sonora, che si accomuna intorno a una identità collettiva di Paese che non sia quella della nazionale di calcio. Come se il terrificante Covid avesse in un certo senso compiuto il miracolo di farci riscoprire dimensioni dimenticate o assopite dello stare insieme. Uno stare insieme proprio nel momento in cui più si sta da soli chiusi in casa. “Grazie, signor Corona” – si potrebbe quasi dire. Ed ecco un altro possibile significato di quell’apparentemente improbabile for.

Negozi chiusi, strade e piazze vuote, città surreali. Tempi sospesi, tutto rinviato a un dopo che non si sa quando sarà. Il vuoto spazio-temporale fa paura, anche se è da lì che nasciamo ed è lì che torniamo. In fondo è nel vuoto che tutto – dai corpi, agli oggetti, alle relazioni – prende forma e si muove.

Il virus è un esserino indecifrabile che vive e viaggia in uno spazio-tempo altro, facendo il vuoto intorno e mettendo sotto scacco, seppure per un periodo non lungo, la scienza e le possibilità di cura. Sembra che nel mondo attuale ci siano almeno trecento di questi killerini dormienti e che altri sconosciuti si aggiungeranno. Sono parte di noi, della nostra vita. Della natura – o di quello che ne rimane

E se il vuoto spazio-temporale di questi mesi fosse la condizione per una possibile e nuova “pienezza” futura? Se il vuoto diventasse lo spazio libero, sgombro dai troppi pieni che comprimo le nostre vite, per nuove visioni del mondo, delle cose, degli altri, della natura?

E allora, se così fosse, Songs for Corona, perché altrimenti sarebbero soltanto Songs for Nothing.

Andrà tutto bene

Gli italiani si affacciano dalle finestre e dai balconi delle case per cantare e suonare un unico motivo: “Andrà tutto bene”.

Post scriptum. Oggi, 19 marzo, ho visto due donne litigare per la precedenza mentre facevo la fila davanti al supermercato. Nessuno chiacchierava con il vicino di coda. Che il senso di comunità ritrovato sui balconi stia già finendo?