L’erba in città abita spesso i luoghi dell’abitare umano, come ad esempio i muri e le case abbandonate. E’ in questi spazi che la vita vegetale incontra più da vicino la vita e i luoghi degli umani. Lungo i marciapiedi e le strade l’erba selvatica fugge, appare e scompare, sui muri e intorno alle case si fa prossimità, presenza.  E’ una convivenza che la riduzione delle attività di manutenzione indotta dalla pandemia ha reso ancora più stretta.

A muri e case è dedicato il terzo video di Selvatico urbano, il mio progetto di osservazione sulla flora spontanea in città. Non si tratta di osservazioni “botaniche” su tipologie e caratteristiche delle erbe selvatiche, di cui spesso ignoro anche il nome. E’ semplicemente il tentativo di dare la voce alle erbe selvatiche come co-abitanti della città.  Tra le immagini, le voci, i suoni, i rumori dell’infinito paesaggio sonoro urbano, cui ho voluto dare particolare risalto nel video.

L’edera “rizomatica” disegna i muri della città. Fotografia di Sandro Lecca

La dimensione stabile e verticale di case e muri, e degli stessi alberi, si combina con quella cangiante e orizzontale delle erbe vagabonde. Ai miei occhi esse appaiono portatrici di una sorta di “estetica” del selvaggio. Un’estetica “rizomatica”, si potrebbe dire, che esplode soprattutto in primavera, per poi frantumarsi nelle sterpaglie estive e autunnali. Nessun essere vivente è così in movimento e in trasformazione continua come le erbe selvatiche. Così danzante in una giornata ventosa. 

La vista di un manto di muschio che ricopre un vecchio muro può generare un’emozione altrettanto intensa e appagante della vista di un “grande” paesaggio naturale. O di un quadro di Van Gogh. La bellezza della natura, del mondo in cui viviamo, è fatta anche di questi micro-paesaggi, di questi fuori campo, che solitamente ignoriamo.  L’erba in città sollecita il nostro sguardo laterale, ci invita ad abitare le relazioni anche con la più minuscola piantina che spunta dall’asfalto. A farsi erba anche noi.