La testimonianza di Costanza Zappa, nata nel 1955, si basa sul ricordo dei racconti di Liberazione dei genitori ascoltati nel tempo. Al centro di questa “memoria derivata” si pone la figura del padre Federico, che fu partigiano-alpino delle Fiamme Verdi combattente tra la val Camonica e la Valtellina, medaglia di bronzo al valore militare.
Costanza Zappa (1955)
Sono Costanza Zappa, nata a Milano nell’ottobre del ’55. Sono una delle sei figlie, più un figlio, di Federico Zappa, partigiano delle Fiamme Verdi su al Mortirolo a difendere la centrale elettrica di Grosotto. I giorni del 25 Aprile lui non era ancora in festa perchè era andato a dare ancora qualche schioppettata alle brigate francesi, che erano arrivate per aiutare i tedeschi. Ebbe però la sua più grande liberazione, oltre che per la nazione, quando nel giorno di pasquetta incontrò mia madre in questo grande tendone fatto coi teli dei paracadute. Lì ebbero la loro festa danzante – non mi ha spiegato bene, mia mamma. Dice però che conobbe papà e dopo qualche giorno se lo trovò alla porta e da allora non lo ha più lasciato. Hanno fatto una famigliona, con i loro problemi, con i nostri problemi, però una famiglia direi tutto sommato solidale.
Mio padre era particolarmente orgoglioso della sua appartenenza alle Fiamme Verdi, che erano delle formazioni bresciane cattoliche. A un certo punto papà ha detto “Basta, qui non si può più andare avanti”. Lo avevano già arrestato per stampa clandestina, con il foglio il ribelle, che distribuiva. L’han catturato, ha fatto i Piombi a Venezia. Poi l’han sbattuto anche su un treno, che andava a un campo di concentramento, non mi ricordo quale. E lì riuscì a fuggire, non una ma due volte. Una volta perché si fece dare degli abiti civili e scappò, e la seconda volta perché il vecchietto soldato che era a guardia sua si addormentò. Quindi un uomo fortunato, pur nelle migliaia di traversie, avventure, che ha affrontato. Sempre con il cuore in mano, direi anche da come ce lo raccontava.
Non raccontava volentieri i fatti più sanguinosi. In realtà non aveva mai detto che era partigiano, lui diceva “Sono un alpino”. Le brigate Alpine, a un certo momento, quando erano dalla nostra parte, sono venute in aiuto alle Fiamme Verdi e han salvato il Mortirolo (questo me lo ha detto un partigiano). Mio padre era bravo si è dato da fare, scriveva gli editoriali su Il Corriere di Brescia, oltre che mi pare che abbia scritto qualche pagina per il ribelle.