Il nuraghe di Nùoro per eccellenza è il nuraghe di Tanca Manna, un’area prossima al quartiere Su Nuraghe e di recente riqualificata a parco. Svetta su di un ampio affioramento roccioso sovrastante i resti interrati di un antico villaggio dell’età bronzea. E’ un esempio raro di nuraghe inglobato in un contesto propriamente urbano. Siamo a oltre 570 m s.l.m., su uno dei sette colli della città.

Il nuraghe è posto su di un promontorio granitico, si affaccia solenne e quasi a strapiombo sulla vallata sottostante. E’ sormontato nella parte bassa di un fianco da un albero di leccio, che affonda le radici tra i suoi enormi blocchi lapidei. E’ come una sentinella di pietra, che un tempo controllava a vista un intero territorio fatto di spostamenti e transumanze, di amici e di nemici.

Lo sguardo spazia a 180°, sembra perdersi nel mare di cui si avverte la presenza non lontana. Scorre insieme alle ombre delle nuvole in cielo su di un panorama mozzafiato di Nùoro: dall’ospedale San Francesco, alla cattedrale di Santa Maria, al colle di Sant’Onofrio, al monte Ortobene. Pietre che guardano altre pietre distanti 3.700 anni. Tanca Manna è un grande luogo della memoria antica della città.

Nùoro – che correttamente si pronuncia accentando la u e non la prima o – deriva dal nuorese Nùgoro, che a sua volta proviene, secondo alcuni studiosi, da nur. Nur, radice di nuraghe, potrebbe voler dire torre, ma anche luce, casa, focolare domestico. Il radicale ricorre nella denominazione di diversi altri comuni della Sardegna (Nurachi, Nuragus, Nurallao, Nuraminis, ecc.).

Nur è un’evocativa parolina di sole tre lettere che lega passato e presente della lunga e tormentata storia delle genti di Sardegna. Oggi è anche il nome di un pregiato vino rosso Carignano del Sulcis, di associazioni culturali, ristoranti, eventi, oggetti. Nur è insomma una radice identitaria, che dà un sapore arcaico, un po’ magico, alla vita contemporanea dei sardi.

Nur

E’ la mattina del primo giorno di Gennaio, Capodanno. Tanca Manna è deserta. Soffia un vento di maestrale fortissimo, specie vicino al nuraghe. Arrivano raffiche a tratti così rabbiose che lo smartphone con cui giro delle immagini video mi balla paurosamente tra le mani. E’ come se tutto il vento di Nùoro nascesse qui. Un luogo ideale per ascoltare in silenzio, stando seduti su di una pietra, i suoi rumori cangianti, un paesaggio sonoro che costituisce un’impronta profonda delle terre di Sardegna. Un vento che è anche cultura, poesia, racconto, musica, immagine. Tanca Manna potrebbe essere un laboratorio didattico per una migliore esperienza e conoscenza del vento: catturare il vento della tanca, come nella Cina del bel film di Joris Ivens Io e il vento.

Nur, nuvole. Che corrono spinte dal vento nel bellissimo e movimentato cielo sopra Nùoro, con le case color pastello ora gettate nella luce ora nell’ombra. L’Ortobene, la vallata sempre verde di Badde Manna, solcata dal fiume Cedrino, che nasce nel Supramonte di Orgosolo e va verso il mare di Orosei. I nuragici avevano occhi perspicaci, sapevano bene dove mettersi per guardare e vedere meglio il mondo. Tanca Manca è un magnifico avamposto per l’osservazione del paesaggio nuorese, di cui il mio sguardo entra lentamente a far parte. Una sorta di parco zen tra cielo e terra e il sibilare del vento. 

Suona la campana di mezzogiorno, devo tornare. Risalirò domani, giorno feriale, per riprendere le case del quartiere. Case di periferia, non sempre brutte e non sempre belle, addossate tra faticosi saliscendi dai selciati a volte sconnessi. Quasi nessuno in giro, pochissimi negozi, solo macchine parcheggiate davanti alle case. Qui la città, arrivata con lo sviluppo urbano degli anni ’60, finisce, con una stradina che si perde nella campagna, nel vento. Ma qui  – speriamo – Nùoro rinasce, con l’ambizioso  progetto di riqualificazione delle periferie,  che ha ricevuto di recente l’approvazione e il sostegno del governo nazionale. In questo processo di rigenerazione, il parco archeo-urbano di Tanca Manna può giocare, insieme al quartiere in cui è inserito, un ruolo di primo piano.