Camillo Lanzoni (1933)

Il giorno della liberazione ero sull’incrocio della statale da Brescia a Milano e Cremona Bergamo. E sono arrivati gli americani, con i carri armati, camion. Da Cremona arrivavano all’incrocio di Antegnate e andavano verso Milano, a inseguire le truppe tedesche. Mi ricordo che tutte le ragazze erano lì a inneggiare, “Viva i liberatori”, e quelli gli buttavano stecche di cioccolato, agli uomini sigarette. Però poi noi ragazzini i genitori sono venuti a prenderci, perchè magari era pericoloso ancora, c’era dei tedeschi ancora in giro.

Degli americani erano già sulla strada vicino alla ferrovia di Romano di Lombardia e hanno sparato cannonate, giù, verso di noi, ma più che tutto per intimorire i tedeschi e hanno tirato quattro proiettili di cannone, delle buche enormi. Allora i tedeschi volevano arrendersi però volevano un ufficiale superiore al loro. Allora non c’era gli elicotteri in guerra e c’era le “cicogne”, eran piccoli aerei che sono atterrati in un campo di erba medica molto vasto ed è uscito un ufficiale superiore a quello tedesco… Io ero lì, noi ragazzini eravamo lì, gli ha consegnato la pistola, il tedesco all’americano, e allora tutti a fare festa. E ognuno si è preso quello che ha potuto dai tedeschi. Molta gente ha preso delle cassette piene di soldi, che però valevano niente perché la svalutazione della lira era al massimo, non c’era governo, niente. Poi ha preso in mano tutto – non il comitato di liberazione, perché non c’era partigiani da noi – ma gli alleati, tutte le amministrazioni, i comuni, fino a che hanno fatto il governo nazionale.

Per avere notizie della liberazione si andava per sentito dire, perché la radio, sì, c’era, ma l’avevano in tre o quattro in un paese di quattromila abitanti… Qualche d’uno la sentiva e poi riferiva. La televisione, non ne parliamo, non esisteva da noi. E si sentiva tutte queste cose: sono arrivati là… Giornali, sì, c’erano, ma… a parte che qualche d’uno era ancora del regime, la mentalità era ancora quella… Chi leggeva i giornali? Chi aveva i soldi per prendere un giornale allora? Arrivava al sindaco e al prete. Che poi non era il sindaco, ma era il… era uno del partito. Naturalmente, dopo questo è decaduto e poi si è cominciato a fare le elezioni, abbiamo eletto il sindaco normalmente.

Poi io ho un documento, di prima della liberazione, di quando il fascismo se ne stava andando, un manifesto, appeso, che io ce l’ho qua ancora, appeso, e c’era un scimmione, proprio bruttissimo, che erano gli americani e dall’altra parte una donna con un bambino in braccio che teneva una porta chiusa per tenere lontano questo scimmione… In più attaccavano i manifesti Taci perchè il nemico di ascolta.

Buttavano delle penne gli americani con dentro – loro avevano già una tecnologia grandissima – con dentro una radiolina che sentiva cosa dicevano gli italiani. Non è che erano le penne biro come adesso, non esistevano ancora, erano degli oggetti che… i ragazzi li raccoglievano, li portavano a casa, e sentivano tutti i commenti, il servizio americano inglese, ma soprattutto era gli inglesi. In più c’era anche la radio – clandestina. Noi avevamo un vicino che sentiva la radio dell’Inghilterra, parlando agli italiani per dire come erano le cose vere e proprie.