Selvatico urbano è il nome del mio progetto di osservazione visiva della flora selvatica di città, che conosce un particolare rigoglio in questi tempi bui di Covid-19. Una delle poche cose buone della pandemia è proprio l’allentamento di diserbi e pulizie, che permette un’espansione più libera delle diverse vite vegetali. Selvatico urbano è un progetto in divenire, articolato in una serie di brevi video e piccole riflessioni, che si propone di costruire una sorta di mappa visiva della presenza delle “erbacce” nella città di Nuoro. E’ descritto più in dettaglio in questo articolo del mio sito.
Qualche giorno fa, come spesso accade, soffiava su Nuoro un certo vento di maestrale, con rinforzi sino a 70 chilometri orari. Ho visto le erbe scuotersi, piegarsi di lato sino a volte, con le raffiche più violente, sfiorare sospirando la terra, per poi raddrizzarsi di colpo verso il cielo. Sembravano gli alberi delle vele di navigli in mezzo a un mare in tempesta. Il loro intreccio disegnava onde e schizzi danzanti, sciabordii di forme e colori. Sono proprio come delle ballerine eccitate per il piacere di muoversi e mostrarsi, queste “vagabonde, pensavo mentre le osservavo. Il vento non trasporta solo i pollini della riproduzione, ma è anche il modo in cui le erbe fanno spettacolo, attirando la nostra attenzione. “Nel momento in cui finalmente diamo attenzione a ogni cosa, anche un filo d’erba può diventare un misterioso, fantastico, indescrivibile magnifico mondo a sé” (Henry Miller)
Guardare l’erba fa bene, giova allo spirito. “Guarda un filo d’erba nel vento e sentiti come lui. Ti passerà la rabbia” (Tiziano Terzani). E’ vero. Il vento, che il più delle volte mi rende nervoso e indisponente, ha alleggerito la mia presa sulle cose, riempiendola d’aria. Farsi piccoli e in apparenza fragili come steli d’erba, vuoti e forti come il vento di maestrale. Il vento, che è il respiro della terra.