Sadali, paese dell’acqua dolce – la “vera acqua mitica” secondo il filosofo Gaston Bachelard – che scorre ovunque tra i vicoli e le case dell’antico borgo medievale. Ad ogni passo una cascata, una fontana, un ruscello, un rivolo, una sorgente. Sono acque limpide, carsiche, che sgorgano da una terra rocciosa ricoperta di boschi e foreste. Siamo nella Barbagia di Seulo, nel cuore della Sardegna. Lontano dall’acqua del mare, che nella storia dei sardi è sempre stata un’acqua nemica.
Qui si avverte perfettamente il senso sorgivo e terrestre della buona e utile acqua dolce, fonte di vita, che disseta, lenisce i dolori, rinfresca il cuore, l’orecchio e la vista, irriga gli orti e i campi. Un tempo era anche acqua da macina, potenza della natura che muoveva le pale degli antichi mulini in pietra. L’acqua purificante dei riti sacri e quella pulente di fiumi e lavatoi in cui le donne lavavano i panni sporchi, come fanno ancora oggi certe anziane sadalesi.
L’essenza dell’acqua corrente è il movimento, che a Sadali è quasi sempre un cadere dall’alto verso il basso, un saltare e saltellare. Esempio sublime è la romantica cascata di San Valentino, nel centro del paese, un ruscello sotterrano che fuoriesce dalla terra per compiere un “tuffo” di sette metri nella “piscina” sottostante. Un tuffo replicato all’infinito nell’infinito scorrere del tempo. Poi l’acqua ritorna nel sottosuolo per riemergere più lontano nella voragine detta Sa Ucca Manna. Un’acqua sgusciante, birichina, che appare e scompare, come se giocasse a nascondino.
Il rumore dell’acqua che scorre è la musica di Sadali, il suo paesaggio sonoro intriso anche di maestosi silenzi, che è un percorso acustico o sensoriale nel borgo. Ogni luogo d’acqua canta e suona a suo modo, a volte con tono grave e rotondo, altre volte più acuto e leggero, altre volte ancora più ventoso, sino al mormorio sorridente. E’ la voce della natura che ci parla, invitandoci all’ascolto. E che parla anche ai defunti, come l’acqua che sgorga dalla fontana accanto al cimitero del paese.
O spigole o trote
Il borgo di Sadali, uno dei più belli d’Italia, è ormai abitato da poche persone. La vita si è trasferita nella parte alta e pianeggiante, asciutta, del paese, edificata più di recente. Qui si trova anche la stazione del mitico trenino verde, che però, da qualche anno, non passa più da queste parti. Tanta acqua per niente, o per poco, verrebbe quasi da dire. Il decollo turistico del piccolo centro barbaricino sembra stentare, essere inferiore alle attese. Quando cala la notte scende il deserto. Rimane il rumore dell’acqua, ad allietare i sogni e i risvegli degli audaci che hanno deciso di continuare a vivere nelle vecchie case, con i folletti affacciati alle finestre. Sono questi “restanti” che insieme all’acqua conservano la memoria profonda di questo bellissimo e magico luogo, come testimoniano anche le tante fotografie storiche che s’incontrano passeggiando per le vie del paese.
E’ il giorno di Ferragosto, diversi turisti si fanno i selfie davanti alla cascata di San Valentino, l’attrazione principale di Sadali. Due di loro, forse padre e figlio, stanno osservando la “cascata Pischera”, che scorre nei pressi del lavatoio e sulle cui rocce sono state poste delle trotelle argentate chiaramente finte, forse forgiate in metallo. Mentre riprendo con lo smartphone le immagini del ruscello registro anche le voci dall’accento romanesco dei due acuti osservatori, che intrattengono un dialogo a dir poco surreale.
Figlio – E’ una trota, sì son trote.
Padre – Trotine sembrano?
Figlio – Guarda, son trote. O spigole o trote.
Padre – Le spigole poi sarebbero risucchiate… Ma perché son morte?
Figlio – Sbatte sulle rocce e…
Padre – Sì, secondo me c’è un flusso d’acqua che le risucchia…
Figlio – E poi, broonn! Si buttano e…
La magia dell’acqua di Sadali è anche quella di liberare la fantasia degli umani, dando un senso all’insensato.