Piazza Sebastiano Satta di Nuoro è la piazza bianca di una città che bianca non è. Così la volle il suo progettista, l’artista e scultore Costantino Nivola, nato
ad Orani nel 1911, vissuto tra la Sardegna e Long Island, dove morì il 6 maggio del 1988.
Nivola pretese che tutte le case prospicienti la piazza fossero intonacate di bianco, un non-colore che è il colore di tutti i colori. Ed è anche il bianco della colomba della pace, che discese sul suolo della piccola e ancora agreste ex-piazza Plebiscito alla fine degli anni ’60, quando Nuoro viveva la buia e terribile stagione dell’anonima sequestri sarda. Una sciabolata di luce nell’oscurità di allora, una porta che si apriva verso il mondo, facendo vedere e sognare cose diverse. Una voglia di futuro, di orizzonti, una sana e spiazzante tensione tra il vecchio e il nuovo.
Piazza Satta è una piazza-monumento, ma assai lontana dalla retorica della monumentalità. I massi di granito posti sul suo pavimento custodiscono, in piccole cavità ricavate nella pietra, delle statuine in bronzo, simili ai bronzetti nuragici, realizzate dallo stesso Nivola. Esse ritraggono il poeta Sebastiano Satta, “vate” della Sardegna e la cui casa natale si affaccia sulla piazza, nelle fasi salienti della sua vita. Una piazza narrativa, quindi, che muove passi e sguardi ravvicinati rispetto all’unidirezionalità distanziante indotta da un unico monumento centrale più o meno trionfalistico. Se al posto di queste storie nella roccia campeggiasse soltanto la statua dell’adorato Bastianu, sarebbe un’altra piazza. Meno evocativa, meno intima.
Una piazza zen
Piazza Sebastiano Satta è una piazza strana, diversa. Non è piana, ma inclinata. Non è rotonda o squadrata, ma trapezoidale. Il biancore delle case, la sobrietà geometrica degli spazi e dei volumi, il richiamo arcaico dei “monoliti” di granito rosato, le conferiscono un aspetto quasi metafisico. Una piazza zen, meditativa, ammirata dagli architetti di mezzo mondo, specie da quelli finlandesi. Una “quinta”, uno spazio espositivo schiudente, aggiunge lo scrittore nuorese Marcello Fois raccontando la piazza.
Un’altra specificità di piazza Satta è che, pur non essendo particolarmente estesa, presenta molti ingressi. Ci si arriva da tutti i punti cardinali passando attraverso sette stradine o vicoletti, che intrecciano spazi differenti. La piazza congiunge infatti l’antico rione di Santu Prédu con il corso Garibaldi, sviluppatosi quando Nuoro, negli anni ’20 del secolo scorso, inizia il suo passaggio da paese a città.
Da ogni ingresso la piazza appare in una prospettiva diversa. Non esiste un punto di vista migliore di un altro, ma uno sguardo mutevole, posato ora sul triangolo più alto e ampio del trapezio, ora su quello più basso e stretto, ora un po’ dall’alto, ora un po’ dal basso, con il gioco cangiante delle rocce-statue. Una piazza davvero unica, un genius loci irripetibile.
Antonello Cuccu, nel brano d’intervista riportato nel video, parla di una piazza tendenzialmente sempre vuota e forse non troppo amata dai nuoresi. Ma una piazza zen, nella sua quotidianità, è per definizione un luogo a bassa frequentazione. E’ una piazza del silenzio, del raccoglimento, come un fermo-immagine, uno spazio sospeso. Una piazza, come dice Stefano Mannironi, che ti fa sentire al centro del mondo.