“Nuoro città di Grazia Deledda” è la frase a caratteri cubitali stampata sulla gigantografia che campeggia in corrispondenza della rotonda d’ingresso, di solito molto trafficata, al capoluogo barbaricino. Riporta il volto stilizzato della grande scrittrice sarda, nata a Nuoro nel 1871, morta a Roma nel 1936, premio Nobel per la Letteratura 1926. La nostra Grazia è ancora oggi la prima e unica donna italiana ad aver ricevuto tale importante riconoscimento.
Nuoro non è soltanto la città di Grazia Deledda perché lei qui è nata e vi ha trascorso la prima parte della sua vita, costituendo l’alimento fantastico di molte sue narrazioni. Lo è anche perché Nuoro si è riconosciuta in essa, tributandole una serie di opere, che contribuiscono a caratterizzare il paesaggio contemporaneo della città.
Nuoro città di Grazia Deledda è anche il titolo di un mio recentissimo video documentario realizzato con il supporto della Libera Università della Terza Età . Esso vuole essere un contributo originale alle diverse iniziative previste per la celebrazioni del 150° anniversario della nascita della scrittrice. L’idea documentaria è stata quella di rappresentare le numerose opere dedicate a Grazia Deledda e i luoghi in cui esse si trovano.
Le opere e i luoghi
Gli omaggi urbani resi da Nuoro a Grazia Deledda sono davvero molti, di varia natura e origine, localizzati in diverse parti della città. Il museo casa natale, la chiesetta della Solitudine, in cui è conservata la salma della scrittrice, con le sculture della grande artista Maria Lai nei pressi della chiesa stessa. La statua del Monte Ortobene e quella del Corso Garibaldi, il busto di Piazza Italia, i diversi murales, il caffè Nobel ’26. Il bellissimo progetto per la creazione del parco letterario Su Pinu alla periferia della città ispirato a Grazia Deledda. Sino alle numerose targhe murarie contenenti citazioni letterarie deleddiane, che punteggiano l’antico quartiere di San Pietro. Queste ultime avevano già costituito l’oggetto del mio breve documentario Sui muri di Grazia. La visione di tali luoghi è accompagnata dalla lettura in fuori campo di brani tratti da opere di Grazia Deledda, stabilendo in qualche modo connessioni tra passato e presente.
Ha preso quindi forma un percorso urbano della commemorazione deleddiana che è anche un percorso nella Nuoro di oggi. Una Nuoro, spiace dirlo, che non sempre tratta bene gli artefatti di questa memoria, lasciandoli nell’abbandono e nell’incuria. E’ il caso delle citate targhe letterarie di San Pietro, molte delle quali si trovano in uno stato di quasi totale rovina e sono ormai illeggibili. Nel 150° della nascita della scrittrice – che in questi luoghi visse sino alla tarda giovinezza – ci si poteva aspettare un’attenzione maggiore. E anche il complesso statuario di Maria Lai della Solitudine dedicato a Grazia Deledda sembra costituire un corpo estraneo, neppure indicato dalla segnaletica stradale. Il monumento della Lai è intitolato “Andando via”, ma qui nessuno viene per potersene “andare” spaziando in una dimensione di silenzio e di ascolto cui l’opera invita. Uno spazio altro, un incanto, che pochi nuoresi conoscono e ancora meno frequentano.
La città della cura
Le targhe cadenti di San Pietro e le sculture ignorate di Maria Lai sono altrettanto importanti della casa natale museo o della statua di Corso Garibaldi. Progettare e costruire un’opera è anche, se non soprattutto, curarla e proteggerla, perché la bellezza e il senso delle cose durino e illuminino i luoghi nel tempo. Curare le cose significa in primo luogo guardarle, raccontarle, creare intorno ad esse relazioni e affetti. E’ nei nostri sguardi, nelle nostre cure e attenzioni che un luogo inizia ad avere senso, facendosi luogo dell’abitare. Nuoro città di Grazia Deledda ha bisogno di sapersi guardare meglio intorno. Per scoprire magari che da qualche parte c’è un nuovo Premio Nobel.