Piazza XXIV Maggio è una delle piazze di Milano a maggiore densità monumentale. Nel centro della piazza sorge la Porta Ticinese, che traguarda Corso di Porta Ticinese e Corso S. Gottardo. Fu progettata dall’architetto Luigi Cagnola, lo stesso che progettò l’Arco della Pace, per volere di Napoleone Bonaparte. In epoca napoleonica era denominata Porta Marengo, ma da sempre per i milanesi veraci è Porta Cicca (dallo spagnolo Puerta Chica, “porta piccola”). Ai lati della porta si trovano i due storici caselli daziari, dove oggi si mangia e si beve, a testimoniare l’importanza della piazza come crocevia di traffici.
Non lontano dall’arco trionfale, in posizione più defilata, è collocato l’altro bene monumentale di Piazza XXIV Maggio. E’ la grande quercia ultrasecolare piantata, già adulta, dall’ingegnere Giunio Capè il 24 maggio del 1924, un sabato, per festeggiare l’insperato ritorno a casa del figlio Giuseppe, giovane alpino della Grande Guerra dato per disperso. Oggi la quercia, con i suoi 125 anni di vita, è in stato di avanzata senescenza, il tronco completamente cavo, i rami sorretti da putrelle di acciaio. E’ circondata da una rete protettiva, nessuno può avvicinarsi e toccarla.
Porta e Quercia, simboli della storia e delle memorie del luogo, non sono però sufficienti a fare di Piazza XXIV Maggio una vera piazza. Anche questa piazza-testa dei Navigli, è di fatto, come tante altre piazze milanesi, poco più di una piazza spartitraffico. Un luogo di attraversamento di mezzi veicolari pubblici e privati, immerso in un paesaggio sonoro cacofonico, a tratti assordante. Una piazza spezzata, divisa, continuamente interrotta. E la cui visione è disturbata da una congerie incredibile di pali, come se fosse la “piazza dei pali”. Al pedone non rimane altro che passare, saltare sul tram, andare via. Il silenzio della quercia sofferente racconta una piazza che non c’è più e che un tempo era detta “piazza del mercato di Porta Ticinese”.