La lettura ad alta voce negli spazi pubblici sta diventando una pratica culturale sempre più diffusa e apprezzata. La “scrittura oralizzata” si riprende la città, risuona non soltanto nelle biblioteche, nelle librerie, ma anche nelle piazze, nei parchi, nei giardini, nei cortili. A volte negli ospedali, nelle case di riposo, nelle carceri. Essa si fa luogo, o meglio “terzo luogo”, come dicono gli studiosi, tra il primo luogo della casa e il secondo del lavoro.

Non si legge più soltanto con gli occhi, ma anche con le orecchie, ascoltando la voce di un altro. Il testo letto ad alta voce insieme a persone più o meno sconosciute diventa un bene comune. Poesia e letteratura irrompono negli spazi cittadini attraverso le voci libere di anonimi lettori. Chiunque può leggere ad alta voce, chiunque può ascoltare. Sono voci e ascolti che sospendono il rumore di fondo della città, generano oasi di silenzio e raccoglimento, si fanno nuovo paesaggio sociale e sonoro.

La lettura ad alta voce in pubblico spezza l’egemonia della scrittura e della lettura silenziosa. E’ in qualche modo un ritorno all’antico, a un’arte perduta a partire dal ‘600, quando la lettura individuale silenziosa si afferma definitivamente a scapito di quella socializzata a voce alta. Al rapporto intimo ed esclusivo con le scritture si affianca un ascolto condiviso, una relazione di scambio non solo tra lettore e pubblico, ma anche tra gli uditori stessi e tra ciascuno di questi e il luogo in cui la voce “recitante” accade. Un luogo che è non il semplice contenitore della voce, ma che la voce stessa contribuisce a creare. Non udiamo suoni, ma spazi sonanti.

La lettura ad alta voce disegna quindi un fenomeno decisamente più articolato e complesso rispetto alla semplice lettura solitaria “endofasica”. E’ in gioco il soffio vitale che è la nostra voce singolare, irripetibile, volontà di dire e di esistere. E’ in gioco il corpo, con tutti i suoi sensi, corpo dal quale la voce sgorga, facendolo vibrare e tremare. E’ in gioco la relazione con l’altro, sostenuta da uno scambio, da un dono: il lettore dona la propria voce, l’ascoltatore dona le proprio orecchie. Entrambi si donano il bene più prezioso: le parole di un libro, il terzo attore di una triade entro cui prende vita un campo di esperienze particolari dal sapore un po’ magico.