Gli alberi stanno bene, quest’anno, pensavo mentre li riprendevo con la videocamera in uno spiazzo verde vicino a casa. Stanno molto meglio degli alberi di strada che ho filmato qualche anno fa in diversi luoghi di Milano. Allora mi erano apparsi un po’ sofferenti, come infiacchiti da un caldo primaverile precoce, che seguiva ad un inverno poco piovoso. Quell’anno i peri erano fioriti tre volte nel giro di pochi mesi.

Se gli alberi stanno bene, non lo devono all’uomo, ma al Corona virus, pensavo, che ha tolto il traffico dalle strade, lo smog, come se fosse arrivato lo spazzino del mondo. Hanno chiome più fitte ed espanse, foglie più tese e ampie, verdi intensi, ombre e luci profumate. Sembra di sentire il loro respiro salire verso il cielo. Una pianta ha radici nella terra, ma vive nel contatto intimo con l’aria, con l’atmosfera, come scrive Emanuele Coccia nel bel libro La vita delle piante.

E’ una piccola radura alberata, quella in cui mi trovo a filmare, all’angolo tra due strade piuttosto trafficate. E’ un posto da niente, un luogo anonimo come tanti nella grande città. Eppure ha una sua magia discreta, una sua frescura che invita alla sosta, anche se non ci sono panchine su cui sedersi. E’ bello traguardare i passanti con le mascherine anti virus al volto stando dietro le grandi foglie scure dei tigli o accanto all’enorme fiore bianco della magnolia. 

E’ bello semplicemente stare qui; semplicemente aspettare, guardare, ascoltare. Le voci dei bambini che giocano in un minuscolo giardino confinante, il verso fischiettante di un merlo, il tubare sommesso dei piccioni. La sirena di un’autoambulanza.

Prima di mezzogiorno arrivano piccole frotte di migranti, che qui si ritrovano per chiacchierare e mangiare all’ombra accogliente di un grande platano. Davanti all’antica fontanella sul marciapiede, altra presenza preziosa del luogo, un nonno fotografia con lo smartphone il suo nipotino. Un posto che non ha neppure un nome proprio, uno slargo casuale tra vie, dove non succede niente, ma succede tanto, se solo si presta un po’ di attenzione. Bisognerebbe imparare dagli alberi, da questi straordinari tessitori del senso dei luoghi. Stare fermi, prendersi delle pause di immobilità, per godere dell’infinito fluire della vita che ci circonda. Gli alberi stanno bene quest’anno, ma noi no – e non solo quest’anno.