Non sarà flaneuristico come i passages parigini di W. Benjamin, ma il percorso che a Milano Porta Nuova unisce piazza Lina Bo Bardi a piazza Gae Aulenti è una vera e propria immersione visiva nella Milano futuribile. Manca la patina del tempo passato, ma c’è già quella del tempo futuro.
Da piazza a piazza
E’ una passerella, un nuovo sentiero metropolitano, che attraversa il paesaggio accattivante e avveniristico dell’architettura contemporanea internazionale. E’ tutto uno spazio “griffato”, esposto, specchiante, che a tratti dà la sensazione di camminare tra le sale un museo a cielo aperto. Il museo della città che viene, del futuro che si fa passato facendo a meno della storia. Milano Porta Nuova è la città liquida dei grattacieli di proprietà del “fondo sovrano” del Qatar. Un passaggio mondo nello spazio tutto a trazione anteriore e tendenzialmente omologante della globalizzazione.
E’comunque piacevole sostare qui, tra passanti che abitano altrove, ascoltando il rumore singhiozzante degli zampilli d’acqua di piazza Gae Aulenti. Ti sembra di essere al centro del mondo, in un luogo che sino a pochi anni fa era una sorta di landa senza vita. Come essere in certe plazas di New York o Londra, ma questo forse non sarebbe piaciuto molto a Gae Aulenti, grande architetto del genius loci.
Osservo e riprendo i fotografi che fotografano e le belle giapponesine che sorridono. I bambini. L’umanità varia della piazza. Ci vorrebbe magari qualche odore in più. Un volo d’uccelli. Un silenzio o delle grida che rompano la sonorità un po’ piatta, un po’ Lo-Fi, di questi luoghi. E un po’ più di luce, che dissolva l’ombra grigia gettata dai grattacieli.