E’ la sera del 7 Dicembre 2016. A Milano, come ogni anno a Sant’Ambrogio, è la sera della prima del Teatro alla Scala. Quest’anno è di scena Madama Butterfly di Giacomo Puccini, la geisha Cio-Cio-San, con la voce della soprano Maria Josè Siri, diretta da Chailly. Come ogni anno, ci saranno più di dieci minuti di applausi finali ancora prima di cominciare.
La madama in vetrina
In piazza del Duomo, piena di gente, c’è Joy, il grande abete rosso alto 28 metri illuminato dai gioielli di Pandora. Le voci bianche dell’Ambrosiano cantano le canzoni di Natale, niente di paragonabile al coro della Madama Butterfly. Una donna-farfalla ondeggia sui trampoli, dispiegando le enormi ali bianchi tra la folla che fotografa incantata. Una famigliola asiatica sorride per un bel selfie ricordo.
Dietro le vetrine palpitanti della Rinascente risplendono i manichini giapponesi rosati della Madama Butterlfy, le cui voci rimbombano dal mega schermo della Galleria piena di gente. C’è una trepidazione che scalda l’aria e i cuori, che fa molto Natale. Passa pure una bandiera rossa con uno sparuto gruppo di manifestanti.
Piazza della Scala è vuota e immersa nel buio. Al di là delle transenne si vedono solo gruppi di poliziotti in stato anti sommossa. Pochi i curiosi, che guardano infreddoliti nella speranza di vedere non si sa bene chi o che cosa. “Tienti la tua paura – io con sicura fede l’aspetto”, urla infine come un’ossessa Cio-Cio-San.
Anche se non amo la musica lirica, penso che non sarebbe male andare almeno una volta alla Scala per sentire un concerto e vedere il posto. Vivo a Milano da più di trent’anni e la Scala l’ho sempre visto solo da fuori, dalla piazza.