Il tour americano del titolo di questo articolo è un piccolo viaggio virtuale nell’America di oggi attraverso le immagini delle telecamere di video sorveglianza di quel paese. La “directory” Insecam ne conta, per i soli Usa, oltre 5.500. Stando comodamente seduto davanti al computer posso “spiare” in tempo reale quello che accade in migliaia di luoghi dell’America e del mondo intero. In questo momento “mi trovo” davanti a un lago ghiacciato del Nevada, pochi secondi dopo lungo una spiaggia assolata della Florida.
Le security cam sono degli occhi tecnologici che vedono per noi, soprattutto quando noi siamo altrove o dormiamo. Occhi sempre vigili, accesi e insonni. Accumulano senza sosta tracce visive degli spazi che osservano. Il loro compito non è però di produrre immagini, ricordi, vissuti, relazioni, ma di controllare dei luoghi, delle cose. Se accade qualcosa di strano e sospettoso là fuori, oltre la porta, dove per esempio ho parcheggiato la mia macchina, l’occhio del mio occhio mi avverte, mi informa. Se il cane vomita nella cuccia pure. Se il cliente di un supermarket ruba una bistecca anche. E’ un testimone attendibile, una prova oggettiva. Tanti arresti li dobbiamo a loro, a questi occhi sghembi, e non di rado ipovedenti, del mondo sul mondo.
Arte e sorveglianza: 75 immagini dell’America
E più bella una vecchia cartolina illustrata delle Cascate del Niagara o la corrispondente immagine trasmessa da una videocamera di sorveglianza? La cartolina, non c’è dubbio, che può essere magari una cartolina ricordo. Ma dietro l’immagine digitale e dai toni smunti ripresa dalla telecamera di sicurezza vi può essere un’immagine latente altrettanto bella di quella riprodotta dalla cartolina. Per darle vita e vigore devo passare dal tempo reale del flusso delle immagini teletrasmesse al tempo differito dell’immagine singola, congelata e memorizzata con un semplice screenshot. La fotografia così ottenuta verrà poi trattata con uno dei tanti programmi fotografici in circolazione, applicando gli effetti che più mi interessano. Questo solo per dire come i media della sorveglianza possono diventare un canale interessante dell’espressività fotografica e artistica.