Silvio Gualtieri (1938)
Io mi chiamo Silvio e sono nato nel 1938 in questa zona, che è la zona De Angeli di Milano.
Ho vissuto gli ultimi periodi della seconda guerra mondiale e il momento della Liberazione e mi sono rimasti dei ricordi che sono ancora indelebili a tutt’oggi.
Un ricordo particolare era quando abbiamo trovato io e il mio amico Formica – lo chiamavano Formica perchè era esile e sottile – e abbiamo trovato una cassettina di bombe a mano, quelle col manico di legno, in un isolotto dell’Olona, quel fiume che scorre qua a fianco dove oggi c’è la circonvallazione.
Ho trovato questa cassetta, c’erano dentro sei bombe a mano, le abbiamo portate al comando americano che era in piazzale Brescia, dove prima c’era il comando tedesco, numero dodici dello stabile che esiste ancora adesso. Un grosso tenente, un omone grandissimo ce le ha prese e ci ha offerto un gelato da un gelataio che aveva un carrettino a mano, si chiamava Sistilio, e ci ha regalato questo piccolo gelato in compenso di avergli consegnato le bombe a mano. E mi sembra ancora oggi di vivere quel momento in modo particolare.
Un altro momento diverso è stato quando il giorno della Liberazione una colonna di fascisti di Novara, molto agguerriti, molto armati, molto attrezzati, è entrata in questa via, che fa angolo con la circonvallazione, questa via Rubens… Sono stati fermati da un gruppetto di partigiani, che con quattro colpi di fucile li hanno fermati un momento. Loro volevano proseguire, agendo anche con le armi, ma poi alla fine, convinti da dei partigiani che erano diciamo così preparati, sono riusciti a convincerli e la colonna si è poi sciolta man mano senza esserci dei contatti.
Fra questi liberatori, chiamiamoli così partigiani che avevano trattato la resa, forse, forse, è sembrato a molte persone del luogo che ci fosse Mattei, una persona che poi è diventata molto importante. Aveva questo impermeabile lungo, beige, e si era fermato qui all’inizio della via Rubens insieme ad altri due compagni patrioti e aveva trattato la resa di questa colonna. La sicurezza che fosse lui non c’è, però era sembrato a molte persone che si fosse trattato di lui.
Una piccola osservazione è che quando tutto è finito verso le due del pomeriggio molte persone col fazzoletto rosso al collo che prima ce lo avevano di un altro colore sono uscite dai portoni a fare festa verso queste cose, mentre precedentemente erano di un altro pensiero.
Ecco, questi sono quelli che sono piccoli ricordi. Dovete pensare anche che qui era una zona di stabilimenti, dove c’era la Isotta Fraschini, la De Angeli, c’era la Bergomi, erano diversi stabilimenti e c’erano diversi operai che erano pronti alla lotta se dovesse succedere qualcosa di ancora più impegnativo.