Che meraviglia essere qui il 27 di maggio e non a luglio-agosto, quando è tutto pieno di vacanzieri e automobili. Qui a Orosei, per la magica festa di Santa Maria ‘e mare. Un altro tipo di invasione, in questa dolce domenica mariana, gente di Orosei e dei paesi del circondario, mescolata a una anticipata pattuglia di turisti stranieri biondi. Un ‘avanguardia culturale di bassa stagione, chissà. Un tocco d’Europa, di Germania, che è bello vedere qui a maggio, insieme alle rondini.
E’ incredibile come il turismo di massa trasformi i luoghi, ne cambi radicalmente la percezione, impoverendola, straniandola. Io l’estate di ogni anno vengo qui, uno tra decine di migliaia, ma ora, alla fine di maggio, è tutto diverso, tutto è più bello e giusto. Vedo e ascolto meglio, sento i profumi, il canto degli uccelli. Il mio cuore batte tranquillo, come il passo del mio camminare, come i luoghi quando sono liberi di essere luoghi.
Anche durante l’esausta estate, in realtà, non manco mai di fare una visita alla “mia” chiesetta – “sa cresieddha”, come la chiamano gli oroseini – di Santa Maria. Un piccolo pellegrinaggio, in cerca della quiete e del silenzio. Me ne sto solo con i gatti di una piccola colonia felina locale, che qui vive benissimo, all’ombra delle piante. A volte mi ritrovo con qualche raro umano, compagno sconosciuto di solitudine.
Il mare azzurro di fronte, non troppo vicino, dopo il declivio a prato dietro la chiesa, la vegetazione lacustre, la striscia di sabbia bianca. La foce del fiume Cedrino a destra, il placido fiume della festa, che scorre lento tra i canneti. La terra, il cielo, i gatti che miagolano, il vento che sussurra. Non serve altro, come nell’infanzia, quando si era felici con poco. La bellezza dei luoghi è fatta di cose basilari che stanno bene assieme, che si parlano, si tengono compagnia magari da secoli o millenni.
La festa delle barche infiorite
La chiesetta di Santa Maria è venuta dal mare, portata dai mercanti pisani nel XIII secolo, che l’edificarono su un’altura in prossimità del mare distante dal centro abitato. I successivi invasori spagnoli, anch’essi venuti dal mare, la dedicarono a Santa Maria di Monserrato. Un po’ alla volta, nel XX secolo, la chiesetta venne abbandonata e cadde in rovina. Nel 1975 fu finalmente restaurata e l’anno successivo si tenne la prima processione di barche infiorite, che da allora si svolge puntualmente nell’ultima domenica di maggio di ogni anno.
Una festa piuttosto recente, quindi, che nasce da un luogo antico recuperato alla memoria storica della comunità. Le feste servono anche anche a questo, a tenere il filo tra passato e presente, a rinsaldare il senso di appartenenza, raccontando una storia che è sempre la stessa storia.
Corteo di barche addobbate di fiori, che scendono prima lungo la strada centrale del paese ricoperta di petali sin sotto l’antico ponte romanico del Cedrino , per poi scivolare sulle acque placide del fiume verso la foce. Fiori, barche, colori, costumi, folla di fedeli e infedeli. E finale con panino al polpo lesso e vino Cannonau a un euro, mangiato per fame e delizia. Bellissimo.
Santa Maria è un luogo vicino al mare, ma non del mare. E’ semmai un luogo tra terra e mare e fiume, con la sua piccola chiesa posta simbolicamente a protezione dei naviganti. Dei naufraghi, come gli stessi migranti di oggi, che approdano anche sulle coste della Sardegna, le più belle del Mediterraneo. Dopo la festa di Santa Maria ‘e mare, Orosei si prepara ad accogliere i tanti turisti, che fra un paio di settimane inizieranno ad arrivare numerosi, come ogni estate. Una festa che chiude una stagione e ne apre un’altra, nel tempo ciclico della ripetizione.