Piazzale Corvetto è per metà piazzale e per metà piazza. La metà piazzale è un crocevia di traffico convulso e rumoroso sormontato da un brutto cavalcavia che butta ombra e tristezza, nascondendo il cielo. La metà piazza è un insieme di spazi e di ambiti compresi tra le fermate gialle della Linea 3, le vetrine dell’Upim, lo spiazzo largo verso il vicinissimo piazzale Gabrio Rosa. Ci sono un chiosco, un mercantino ambulante di abbigliamento, rivenditori di fiori, ciascuno con il proprio crocchio. All’imbrunire arriva il camion street food El Polo Loco per le famiglie latinoamericane e la città si fa paese.
Siamo alla periferia sud-est di Milano, che ha fama di costituire uno dei quartieri più invivibili della metropoli, con le sue storie e cronache di droga, microcriminalità, abbandono. “Distretto di Corvetto, penultimo avamposto del mondo civile”, scrive Andrea Ferrari. Eppure il centro è a pochi minuti di metropolitana, lo si respira già passeggiando nel lunghissimo viale alberato di Corso Lodi, una bella galleria di platani, che finisce e inizia a piazzale Corvetto. Non è periferia, perché la periferia è scomparsa, è divenuta porta, porta del mondo, interscambio tra luoghi, traiettorie di vite, flussi di persone e cose.
Parole in piazza a piazzale Loreto
Le piazze offrono quasi sempre le immagini migliori di un quartiere, anche il più degradato. Sono delle oasi, luoghi aperti e condivisi di rappresentazione della vita sociale, spazi di relazioni e di attesa o a volte anche di solitudine. Sotto il cavalcavia di piazzale Corvetto non si può vivere, a fianco sì. Basta poco, un attraversamento pedonale, un uscire dall’ombra. Sedetevi su un muretto, uno scalino, un rialzo qualsiasi di piazzale Corvetto, e osservate lo spettacolo dell’indaffarato mondo multietnico che vi scorre davanti. E’ come essere a piazza del Duomo, ma senza turisti, il che rende la scena molto più intrigante. Gente comune di piazza, piazza di gente comune: questa è la piazza di piazzale Corvetto che si vede e di cui un po’ alla volta, prolungando la seduta osservante, ci si sente parte.