Dieci piani, cento finestre, trentasei terrazzi, un pianoterra:  è la facciata della casa che vedo tutti i giorni da casa mia. Sempre lì. Dalla mattina appena mi alzo alla notte quando vado a dormire.  Con il sole, la pioggia, la neve. Sempre uguale. E’ la casa di Una casa vista da una casa, un mio video del 2010. Una casa di Milano dall’alba al tramonto.

Allora non sapevo nulla di Tishe!, il film di Victor Kossakovsky uscito nel 2002. Per un anno il regista russo aveva filmato dalla finestra del suo appartamento la via di San Pietroburgo in cui abitava. Io ho fatto la stessa cosa, ma con la casa di fronte alla mia al posto della strada. Un po’ come James Stewart in La finestra sul cortile, il famoso film di Alfred Hitchcock. Per il titolo mi è piaciuto fare il verso a Un incendio visto da lontano, il bellissimo film di Otar Iosseliani. E’ che vedere è sempre un vedere da.

Diverso tempo dopo, ho visto casualmente in You Tube delle sequenze di Tishe! e, ammirandole, mi sono detto un po’ compiaciuto e sorpreso “Ma guarda, io e Kossakovsky abbiamo avuto quasi la stessa idea”. Con la bella differenza che Kossakovsky è un vero e grande artista. Che io nel video ho messo delle voci, tante voci fuori campo, e lui no. Che io a spiare da dietro la finestra sono rimasto soltanto pochi mesi invernali, anche perché qualcuno a un certo punto se n’è accorto, ha protestato e ho dovuto smettere.

Filmare l’ordinario

Un’idea simile, realizzata diversamente, che partiva dallo stesso presupposto. Il regista di Tishe! ha infatti detto “We don’t normally look at things that are right in front of us. In a way, this is an example of what can evolve in front of yours eyes if you care to look”. E’ proprio così, i luoghi, le cose, i suoni della vita quotidiana sono quelli cui prestiamo meno attenzione. Dandoli per scontati, riteniamo che abbiano ben poco o nulla da dirci. Ma non appena rivolgiamo loro uno sguardo paziente e curioso, in qualche modo “proattivo”, scopriamo che hanno molto da dire e da raccontare. Sugli altri, sul mondo che ci circonda, su noi stessi. Ci accorgiamo che la loro consueta vicinanza è divenuta una sorta di lontananza, uno strano mistero. Che l’ordinario contiene lo straordinario, il visibile l’invisibile. Che la vita di tutti i giorni è un testo da decifrare, un racconto infinito.

A me piace il cinema delle tracce, degli sguardi laterali e sospesi. Riprendere con la videocamera quello che succede accanto a dove mi trovo. Filmare l’ordinario, l’inosservato, nel tentativo di dargli una forma non banale e renderlo in qualche modo più affasciante e astratto. Non sempre lo faccio e non so se, quando lo faccio, lo faccio bene. Ci provo. Una casa vista da una casa è questo. Nel 2015 è diventata più semplicemente una casa, un nuovo video, la stessa casa di fronte, ma questa volta vista soltanto di notte.