La liberazione di Livorno è la trentesima testimonianza del progetto Giorni di Liberazione. E’ resa da Mauro Persiani, oggi 94enne, all’epoca dei fatti narrati residente con la famiglia a Livorno.
Sono Mauro Persiani, sono nato a Livorno il 20 Novembre 1927, per cui sono 94 anni. Mio padre è stato un fondatore del Partito Comunista. Partecipò al congresso del Partito Socialista a Livorno nel 1921, quando si staccò la fazione comunista per volere di Gramsci e Bordiga, dando vita al Partito Comunista d’Italia. Lui andava a fare le riunioni della sua cellula dal parrucchiere e non voleva che io andassi. La sua cellula era composta dallo stesso parrucchiere, un operaio dei Cantieri Navali e un altro operaio scaricatore portuale. Mio padre è stato un dirigente politico clandestino della Resistenza, anche se allora io non sapevo nulla di questa sua attività.
Durante la guerra sono sfollato a Bagni di Casciana, oggi Casciana Terme, in provincia di Pisa. Era una zona che esportava l’80% del vino che produceva e perciò l’unica cosa che si trovava gratis, come l’acqua delle fontanelle, era il vino. Nella piazza del paese, dentro lo stabilimento termale, i tedeschi avevano costruito un ospedale da campo. L’amante del capo dei tedeschi, un’attricetta dell’avanspettacolo, era la madre di una ragazza molto bellina che era diventata la mia morosa. Durante i nostri incontri io le carpivo informazioni, che passavo alla Resistenza. Un giorno mi disse che a Bagni di Casciana doveva arrivare un pezzo grosso e che avrebbero chiuso la piazza. Sembra che questa persona, così poi mi hanno raccontato, fosse nientemeno che Rommel di ritorno dall’Africa.
La liberazione di Livorno
Gli americani arrivarono a Bagni di Casciana il 14 luglio 1944. Noi allora siamo tornati a Livorno, dove gli alleati erano arrivati il 19 luglio. Con mio cugino, che guidava la macchina del nonno, siamo capitati in piazza dell’Ardenza, dove ho visto una cosa che mi colpì molto. Un nero e un bianco si stavano picchiando in piazza, con tutta la gente intorno. Il bianco picchiava veramente duro. A un certo punto il nero tirò fuori un coltello, si avvicinò al bianco, che gli diceva Be quiet, stai calmo. Arrivò uno della polizia militare con una Harley Davidson. Si fece largo tra la folla e ordinò al nero di smetterla. Questi non si fermò, il poliziotto americano tirò fuori la pistola e pum! pum!, l’ha ammazzato. Levò la coperta che aveva sul sedile, lo coprì e poi lo portarono via. Livorno era ancora in zona di guerra, e in zona di guerra si poteva fare questo e altro.
Quando arrivarono gli americani, noi livornesi li accogliemmo con le bandiere rosse. Gli americani videro rosso e si incazzarono, diventarono tutti tosti e non si fidavano dei livornesi. Io ho visto personalmente portare via la bandiera rossa a uno dei nostri. Intanto Livorno aveva il suo Sindaco provvisorio, il dottor Stoppa, poi sostituito, nello stesso Luglio, dal prof. Diaz, confermato alle elezioni del ’46. Era uno storico del PCI, di quelli cazzuti, che però dette le dimissioni dal Partito dopo i fatti di Ungheria del 1956, passando ai socialisti.